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Quan cal vé mbrünì: rivedi il video della serata di presentazione di Gianni Poletti


Dalla prefazione di Gianfranco Giovanelli:

"È con piacere ed orgoglio che, a nome dell'Associazione Il Chiese, presento questa nuova pubblicazione scritta e curata da Gianni Poletti: Quan cal vé mbrünì.

Si tratta di una bella raccolta di una cinquantina di scritti, in gran parte pubblicati come articoli sul quotidiano trentino l'Adige, a cui si aggiungono inediti e pezzi per altre riviste, curati con lo stile chiaro, asciutto ed elegante che contraddistingue le pubblicazioni del prof. Poletti; tale raccolta prosegue il lavoro del precedente libro Settanta finestre su Storo e dintorni.

L'autore pensa questi articoli come finestre su Storo e dintorni; li definisce sguardi e li suddivide per tematiche: dialetto; tradizioni; pagine di storia; la dura prova del Covid; organizzazione sociale e maestri; religione e spiritualità.


Nella lettura si ritrovano condensati molti aspetti del suo pensiero, espresso altresì in vari momenti nel corso della sua vita e della sua attività di studioso e scrittore.

Innanzitutto si parte dalla memoria: solo dalla memoria del passato si può partire per ricostruire correttamente il presente e progettare il futuro; è un concetto spesso ripetuto, caro da sempre a molti storici e filosofi, ma che nella liquidità del mondo moderno viene facilmente dimenticato. Anche le tradizioni popolari, così suggestive e appassionanti, vanno oltre il folklore e descrivono la struttura del nostro mondo antico.


La grande attenzione e passione nei confronti della storia locale, testimoniata dalle innumerevoli pubblicazioni e da oltre quarant'anni di studi, viene vissuta poi, al di là del fatto puramente di cronaca e curiosità, come paradigma della storia "maggiore", quella a grande scala; anzi, la storia locale non è solo la storia dei vincitori e dei potenti, come troppo spesso ci viene raccontato, ma la storia di tutti: della gente, delle periferie, in parole povere la storia vera, umana e spesso drammatica dell'Uomo.

Un elemento molto importante è l'attenzione al territorio, concreta, materiale, economica, sociale, persino geografica: in questo si inseriscono gli interventi e le analisi delle nostre comunità, spesso molto critici e pungenti: le questioni della periferia, le Giudicarie e le sue divisioni o la sua unità, la progettualità per la comunità, i possibili scenari, i suggerimenti per affrontare le difficili sfide di oggi e gli squilibri fra centro e periferia. Ecco così la focalizzazione su argomenti attuali e scottanti, quali la cooperazione, il governo del territorio, la Comunità di Valle, le amministrazioni comunali, la chiesa, il turismo.


L'attenzione allo sviluppo culturale ed alla formazione è stata ed è centrale nel lavoro e nella vita professionale dell'autore, che ne sottolinea l'importanza soprattutto nelle nostre comunità come elemento fondamentale per superare le subalternità e gli svantaggi della periferia e come elemento strategico per dare dignità alla vita nei nostri territori.

Infine religione e spiritualità: negli ultimi anni Gianni Poletti ha dedicato molto del suo tempo alla traduzione di testi della teologia moderna tedesca, cosa che gli ha permesso di approfondire le tematiche e l'interesse per le questioni ultime e penultime della vita: la spiritualità, il senso della vita, l'interpretazione cristiana di questi temi. Si tratta di questioni appassionanti, trattate con coraggio e consapevolezza, con la maturità del pensiero che si può avere soprattutto ad un certo punto della vita.

Molte di queste visioni Gianni le ha trasmesse a Il Chiese, prima Cooperativa e poi Associazione, nella sua veste di co-fondatore, prima presidente per tanti anni ed ora socio attivo".

Ecco invece una parte di quanto scritto dal professor Poletti nell'introduzione iniziale della sua pubblicazione, spiegando il significato del titolo e il perché di questo suo nuovo lavoro.


"Nel settembre del 2019 ho pubblicato il libro Settanta finestre su Storo e dintorni in cui ho raccolto 70 dei 155 articoli che, a partire dall'estate del 2008, avevo pubblicato sul quotidiano trentino l'Adige, riguardanti le tradizioni, la storia e la cultura in generale. Ad oggi gli articoli pubblicati sono 202. Ad essi è stato dato ogni volta un lusinghiero risalto.

Tra i nuovi articoli dall'ottobre 2019 a oggi ne ho scelti 44, ai quali, per raggiungere quota 50, ho aggiunto 3 pezzi apparsi su Strenna Trentina e 3 inediti. Alcuni sono stati leggermente modificati e integrati. Non li ripresento tuttavia nell'ordine cronologico, ma li unisco in 6 capitoli tematici. La data della loro pubblicazione è riportata comunque all'inizio di ogni pezzo. Ringrazio Pierluigi Depentori, attuale direttore responsabile del giornale l'Adige, per aver consentito quest'operazione.

Il titolo - Quan cal vé mbrüni (quando scende il crepuscolo) - è un'espressione dialettale ricorrente nelle poesie di Nino Scaglia («canta i grii se apèna al vé mbrüni»). L'ha usata per evidenziare la precarietà dell'esistenza umana e la resa impotente e quasi fatalistica, ma consapevole, al destino che, lentamente e nel silenzio, trascina ogni uomo verso la fine. La vita infatti è una stagione dai giorni contati, segnata dall'inevitabile necessità di cedere il passo alle generazioni più giovani. Ma è necessario che i più vecchi alimentino i ricordi, perché «chi non sa da dove viene, non sa dove andare; chi perde la memoria della propria storia cade nella demenza» (cardinale Walter Kasper). L'affermazione è uno sviluppo di quella icastica del più grande filosofo del Novecento, Martin Heidegger: <<L'origine è futuro». È, questa, una convinzione radicata nella filosofia minuta dei nostri paesi, dove ci conosciamo quasi tutti e davanti a un giovane non noto chiediamo: «Chi è il suo papà?».


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